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"La mia isola felice più forte del Covid"

Intervista esclusiva al presidente della Virtus Francavilla Antonio Magrì

30.12.2020 12:50

VIRTUS FRANCAVILLA, ISOLA FELICE. Il presidente Antonio Magrìdi Alfredo Ghionna

Il presidente della Virtus Francavilla Antonio Magrì guarda lontano. La sua è una realtà  ormai stabilmente consolidata nel panorama calcistico regionale e nazionale, che va sempre più meritandosi l’etichetta di isola felice, anche dopo un anno tremendo sul piano sociale ed economico. Un riconoscimento che continua a certificare la solidità di un progetto che non sembra voler arrestare la propria costante crescita. A TuttoSportPuglia il numero uno biancoceleste ha confidato stati d’animo propri di un padre nei confronti di una creatura che ama, e che vuole veder crescere scrivendo pagine felici ed indelebili.

Presidente, che anno è stato il 2020 per la Virtus Francavilla?

“Sicuramente non semplice, per le note vicissitudini legate alla diffusione della pandemia. Al di là di questo aspetto, però, che ha coinvolto tutto il movimento calcistico e non solo, posso tranquillamente affermare che sul piano sportivo posso catalogare positivamente anche questo anno infausto per l’umanità. La Virtus si è ancora una volta confermata tra le squadre più competitive della terza serie, centrando i playoff per il quarto anno consecutivo. La nuova annata è cominciata con qualche inciampo, dovuto anche alla situazione dell’infermeria sovraffollata, ma ora sembra che il trend sia stato invertito, e non nascondo l’ambizione di puntare ancora una volta al raggiungimento dei playoff”.

Il covid quanto ha inciso sulla gestione societaria?

“E’ innegabile che la pandemia, con la conseguente chiusura degli stadi e, dunque, l’impossibilità di incassare introiti dal botteghino, abbia avuto delle conseguenze economiche importanti per tutte le società. Devo però affermare cono un pizzico di orgoglio che nonostante ciò la Virtus ha mantenuto equilibrio anche sul piano dei conti. Siamo stati come sempre molto attenti al bilancio, ottimizzando le plusvalenze realizzate nelle stagioni passate con la valorizzazione e la successiva vendita di elementi che ci hanno consentito di fare cassa. Con queste riserve abbiamo attraversato senza traumi gli strascichi della pandemia”.

Parlando di plusvalenze non si può, in questo momento, non pensare a Nzola. Il franco-angolano lo ha scoperto lei, ed ora è mattatore nel massimo campionato con la maglia dello Spezia, con la quale segna gol a ripetizione. 

“Sicuramente quando lo vedo in tv calcare campi importanti e segnare gol a grappoli provo emozione, ma anche soddisfazione per aver creduto nelle sue qualità quando ancora era uno sconosciuto. Quando giunse da noi, era stato già scartato da diverse squadre, ma noi vedemmo in lui delle potenzialità che poi è riuscito ad esprimere al meglio già con la nostra maglia. Lo blindammo con un triennale e lui ci ripagò con una stagione da record, con 12 gol tra campionato e coppa. Oltre lui, però, qui sono cresciuti in tanti: da Folorunsho a Partipilo, passando per Saraniti. Tutti giocatori che a Francavilla hanno avuto la possibilità di esprimersi al meglio”.

Già, perché la serenità dell’ambiente è uno degli ingredienti più importanti dei successi della sua società.

“Francavilla è una piazza che non si lascia mai andare ad isterismi legati ai risultati. Gli allenatori possono lavorare in serenità, facendo crescere i giovani. Non è un caso che, analizzando i rendimenti delle varie annate, il dato che balza all’occhio è la crescita che puntualmente la Virtus manifesta nel girone di ritorno. Ciò significa, evidentemente, che nella prima parte della stagione si va alla ricerca di quegli equilibri tecnico-tattici che nella seconda parte consentono alla squadra quasi di giocare a memoria e collezionare risultati importanti. Lavorare con i giovani, però, nello stesso tempo, non significa non alzare l’asticella dei nostri obiettivi. Il pubblico di Francavilla è giustamente esigente, ma maturo e competente. Non si abbatte per una sconfitta e non si esalta per una vittoria”.

Il suo rapporto con gli allenatori è notoriamente buono. Qui i tecnici sembrano essere al riparo dai continui valzer delle panchine che altrove rappresentano quasi la quotidianità.

“Si, perché io ho la convinzione che i risultati si ottengano solo attraverso la continuità del lavoro. E, dunque, non ha senso cambiare in corsa se il processo di sviluppo di un progetto non è ancora ultimato. Non è un caso che gli allenatori che sono passati di qui sono rimasti a lungo, come Calabro o lo stesso Trocini, alla sua terza stagione sulla nostra panchina”.

Lei è un presidente ambizioso, ed inevitabilmente le sue ambizioni passano attraverso una maggiore riqualificazione del “Giovanni Paolo II”. A che punto è il progetto di ampliamento ed ammodernamento dello stadio?

“Durante questo 2020 abbiamo partecipato al bando per la gestione dello stadio, aggiudicandocelo per i prossimi 15 anni. Già oggi, quindi, siamo al lavoro per adeguarne capienza e fruibilità. Abbiamo presentato un primo progetto, in attesa di approvazione e chiesto contestualmente un finanziamento al credito sportivo per cominciare quanto prima il cantiere che porti ad un innalzamento della capienza a 3500 posti, con la realizzazione di una curva per i tifosi locali. Il progetto prevede anche la realizzazione della nuova tribuna stampa con gli sky-box dove ora è allocata la gradinata. Quel settore verrà completamento coperto. Tutto ciò contiamo di farlo in primavera, non intaccando la possibilità di continuare a disputare le nostre partite nel nostro stadio. Più in là, invece, prevediamo un ulteriore ampliamento a 5500 posti con la realizzazione di un'altra curva, destinata agli ospiti”.

5500 posti a sedere è il numero richiesto alle società di B. Ci sta facendo un pensierino?

“Il pensiero c’è, non lo nascondo. Ma prima c’è da adeguare lo stadio. Questa è la nostra priorità per il nuovo anno”.

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