
Lecce. Rico Semeraro tra presente e futuro: "Diciotto anni non si cancellano"
L'ex presidente del Lecce Rico Semeraro si "spoglia" a Spacchili Magazine
Nella serata di ieri Rico Semeraro ha partecipato alla trasmissione condotta da Raffaele Pappadà "SpacchiliMagazine". L'ex dirigente del Lecce, ai tempi d'oro tra gioie e dolori e tante incomprensioni durante la gestione Semeraro si è aperto tra amacord e impressioni sul Lecce di mister Corini.
"Mi sembra un Lecce targato Corvino -commenta Rico Semeraro- Quwlla battuta che fece in cui disse che non si può sbagliare portiere, ha trovato ragione, perchè Gabriel si è rivelkato un grande portiere. Non si può non citare Coda, che si sta dimostrando un grande acquisto. Mi sta stupendo. Ha uno dei migliori organici. Io ero presidente di uno squadrone in Serie B, ma anche questa è una buona squadra. Il Lecce ha una panchina migliore, impressionando, soprattutto in considerazione delle cinque sostituzioni. Le fila si tirano sempre a marzo o aprile. Il Monza è una grande squadra, ma un'accozzaglia di grandi giocatori venuti da fuori, mentre il Lecce arriva da un'ossatura già consolidata. Un calciatore del mio Lecce che porterei a quello attuale? Chevanton, ma per la Serie B è sprecato. E poi c'è Coda. Facendo un'analisi della rosa a diisposizione di Corini, a centrocampo è forte, mentre in attacco è mostruoso, quindi chi dovrei dargli? Credo Stovini".
Cominciando un viaggio nel passato: "Abbiamo speso 18 anni delle nostre vite nel Lecce, fa parte della nostra esperienza di vita. Mio padre più di me era un tifoso. Due mesi prima di morire era ancora llì in tribuna a esultare io non ho più visto una partita. Dopo aver lasciato il Lecce mi sono trasferito all'estero, ma anche perchè poi non sono mai staro innamorato, ma è stato mio padre ad avermi sempre coinvolto. Quando sei dentro, ti prende il cuore, la testa i muscoli, tutto. Un dirigente non si ferma mai, lavora dal lunedì fino alla partita in cui c'è una o stesso emotivo importante. Mi porterei Mancosu, perchè in Serie A è riuscito a segnare dei gol importanti, il che lo rende un calciatore importante. Falco è un grande giocatore, ma che la squadra lo deve supportare. E' un lusso, ma ha bisogno di un centrocampo forte e in fase difensiva devono correre di più perchè lui non fa la fase difensiva. Mi ricorda Sesa. Falco ha dei numeri e delle giocate importanti, ma come ho detto ha bisogno di essere supportato dalla squadra".
Tra rimpiangi e rimorsi: "Cosa non rifarei? Tante cose, innanzitutto non cambierei il portiere popolare di Delio Rossi, cioè Amelia, che fece dei piccoli errori. E cosa rifarei? Lo cambierei a gennaio perchè arrivò Sicignano. Però Amelia divenne il terzo portiere della nazionale del Mondiale, come campione del mondo. Non so se lo rifarei".
Sotto la gestione Semeraro, sono stati i calcistori che hanno stupito sia in maniera positiva che in maniera negativa: "Cassetti è uno dei pochio giocatori che ho comprato, io sono noto per vendere. Cassetti credo sia stato il primo calciatore che ho preso, mi ha sempre emozionare quando facxeva le sue cavalcate. Credo che sia stato sfortunato nella convocazione. A chi avrebbe potuto togliere il posto? Adesso sarebbe titolare. Cassetti arrivò a Lecce, perchè Pastorello, presidente del Verona, chiede la cortesia, mi comprare Cassetti. Mi disse che era un giocatore forte. Aveva ragione. Cimirotic? Un ragazzo d'oro, che si è trovato in un reparto offensivo mostruoso. Lui era un calciatore molto fragile, si faeva male troppo facilmente e decise di liberare l'impegno dell'ingaggio, ma era un ragazzo eccezionale. Come lo furono tutti i calciatori di quel tempo. Un rimpianto dal punto di vista del mercato? Berbatov, ma grazie a Dio il suo mancato arrivo ha permesso l'arrivo di Chevanton. Qualche guaio l'ha combinato nelle altre squadre".
Giampiero Ventura, per il Lecce è sinonimo di un biennio trionfante, con la doppia promozione e al terzo anno un doloroso addio: "Ventura andò al Cagliari con un contratto importante e per liberarlo si dovette portare diversi calciatori che non rientravano più nel progetto. Non rimase perchè la trattativa con il Cagliari era importante, poi c'era anche un cattivo rapporto con il direttore sportivo. Ventura arrivò con Cataldo, poi al terzo anno arrivò Peppino Pavone, ma non lui voleva imporgli dei calciatori e non ha accettato questo. Quando un allenatore arriva da una doppia promozione è difficile. Ventura è uno che pretende molto dalla sua squadra".
Tra gli amarcord c'è sicuramente la rinuncia a partecipare all'Intertoto che avrebbe potuto significare Coppa UEFA: "L'intertoto era un disastro per tutte le squadre che vi partecipavano. Era un terno al lotto inutile, perchè dpvevi preparare la stagione prima. Il Lecce quando gioca un campionato di Serie A compete per la permanenza, non avrebbe potuto permettersi di avere un doppio obiettivo. Era molto pericoloso e io non ho mai preso in considerazione l'opzione".
Da Corvino a Zeman, passando per Miccoli: "E' un personaggio particolare. Allora arrivava da Casarano, arrivava con un bagaglio llimitato, Lecce gli ha permesso di farsi conoscere e arriva da grande direttore sportivo e ha avuto l'umilità di arrivare e rischiare in Serie B. Questa è una società che non ha un Della Valle alle spalle. Miccoli al Lecce? Il vecchio proprietario si arrabbiò e non si potè concludere, ma diverse volte è stato vicino al Lecce. Gli fecero delle proposte faranoiche. Non poteva supportare una cifra così alta, avrebbe potuto destabilizzare lo spogliatoio, che per noi era importante. Zeman voleva un contratto annuale, noi volevamo proporgli un biennale. Lui mirava alla Roma, ci fece l'ampre da marzo. Poi dopo che mostrò le spalle alla panchina, l'avrei licenziato in quell'istante, ma aveva già l'idea di andare via. E' stato l'allenatore che il Lecce pagò di più nella sua storia. Quel Lecce fu costruito dall'allenatore per far parlare l'allenatore nella prima metà del campionato, poi salvarsi. Considera che Bojinov era eccezionale, ma aveva 18 anni e trattenerlo con quelle cifre era impossibile, sempre per questione di monte ingaggi. Non abbiamo perso niente, perchè farlo giocare implicava che Vucinic avrebbe dovuto giocare sull'esterno. Se io fossi stato tifoso avrei detto le stesse cose, se non sei dentro non puoi capire certe dinamiche. Bisogna capire l'altro punto di vista. Gli hanno dato un contratto di 1 milione e mezzo l'anno, non avrebbe potuto dire no, quando passa il treno devi prenderlo, perchè rischi".
Il 23 maggio 2012, dopo Chievo-Lecce e la decisione di lasciare la squadra venendola a Savino Tesoro: "Era una decisione presa giùà un anno prima, tant'è che mio fratello fece il presidente un anno solo, poi si andò in autogestione. Si stava cercando una strada migliore, purtroppo però non si è potuto persi è presentato solo uno, Tesoro e l'ha comprato prima del verdetto e Tesoro voleva modificare il contratto che aveva già firmato. Voleva la garanzia che gli avremmo pagato il paracadute che non avrebbe preso in caso di Serie C. Si prese 5 milioni di paracadute".
Nel 2005 in Lecce-Ascoli: "Zeman non rimase a Lecce, questo è stato il più grande castigo che mi è stato inflitto, l'anno dopo venne un allenatore giovane e un direttore sportivo altrettanto giovane. L'allenatore era accusato di essere ancora troppo giocatore perchè permetteva alcune cose durante il ritiro. Il pareggio fu visto come un risultato negativo e ci fu una reazione esagerata, poi ci fu il pareggio in casa e Polenghi rischiò di fare il 2-2, ma prese la traversa e in quell'occasione i tifosi hanno avuto una reazione troppo pesante. Da lì presi la decisione di dimettermi e portai con me anche mio padre, gli portai anche un compratore di Catania, ma mio padre disse di no, perchè era innamorato del Lecce. Litigammo. Ma l'episodio che mi fece prendere questa decisione fu quella che accadde all'esterno del campo. Ero con la moglie di Valdes che aveva un braccio un bambino di pochi mesi, ad un tratto arrivò una bottiglia di birra piena di acqua che sfiorò la testa del bambino. Ha rischiato la vita un bambino di sei mesi per una cretinata. Le aspettative al gruppo Semeraro era quella di andare in Europa e quella è sempre stata vista come una colpa. La mancanza di empatia con lo zoccolo duro della tifoseria era legato al contesto storico: legge Bosman, il cambio delle società a società di capitali, poi l'interruzione di qualunque rapporto da parte delle società in seguito alla tragedia Raciti. Noi abbiamo operato in quel contesto. L'aspettativa erano degli investimenti sulla falsa riga di Berlusconi, ma non avevamo la forza. Si era sfociati in violenza".
Cristina Mariano
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